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I controlli concentrati in un’unica agenzia.

Via libera all’Ispettorato nazionale del lavoro. Il Jobs act apre una nuova e inaspettata era per i controlli sul lavoro nelle azienda. Con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 149/2015, in attuazione dell’1, della legge 183 del 2014, è previsto infatti che il nuovo Ispettorato nazionale del lavoro prenda la forma di una Agenzia autonoma.

Tutti gli ispettori, anche quelli di Inps e Inail, dovrebbero confluire nel nuovo ente pubblico. Ma il condizionale non è casuale. Non solo per la presumibile resistenza degli Istituti previdenziali a perdere il loro «braccio armato» e, tutto sommato, la loro centralità nella verifica diretta e attiva dei propri «interessi». Bensì pure per l’effetto di espresse previsioni transitorie che diluiranno il passaggio dei funzionari di vigilanza già in forza presso gli Istituti in, apparentemente, molti, molti anni. L’unica cosa certa, dunque, per il momento, è che aziende e professionisti non si confronteranno più con gli ispettori del ministero del lavoro, bensì con quelli (mutatis mutandis, gli stessi organi) che confluiranno nell’Agenzia unica dell’ispezione.

Fin da subito, l’Ispettorato nazionale, con il suo direttore unico, il suo consiglio di amministrazione, il suo collegio dei revisori, le sue ottanta sedi territoriali, i suoi due dirigenti generali e 88 non generali, oltre ai suoi 6.357 funzionari, si appresta a esercitare e coordinare su tutto il territorio nazionale la «vigilanza in materia di lavoro, contribuzione a assicurazione obbligatoria nonché legislazione sociale, ivi compresa la vigilanza in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro».

Insomma, un corpo temibile che potrebbe fare senza dubbio il bello e il cattivo nei rapporti di lavoro su quasi tutto il territorio nazionale (ma, per esempio, Bolzano, appare oggi in «controtendenza», si veda ItaliaOggi del 22 settembre 2015).

Più o meno gestendo i poteri attualmente attribuiti agli uffici centrali e territoriali del ministero del lavoro (ma di fatto ormai «sganciato» da esso), il nuovo Ispettorato potrà emanare circolari e direttive in materia di controlli ispettivi e potrà dettare linee di condotta e direttive di carattere operativo per tutti gli organi ispettivi del lavoro. Quindi, innanzitutto, pure per quelli di Inps e Inail.

L’Agenzia avrà poteri decisori in capo alle diverse sedi territoriali dell’Ispettorato, divenendo destinataria dei ricorsi in materia di lavoro già previsti dalla legge 689 del 1981 (quelli in materia di illeciti amministrativi), dei ricorsi ai Comitati per i rapporti di lavoro (ora istituiti presso le sedi dell’Ispettorato medesimo) e del nuovo ricorso ai sensi dell’art. 16, dlgs 124/2004, nei confronti degli atti di accertamento adottati dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria (Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani ecc).

La preoccupazione di garantire la quanto più rapida funzionalità dell’Ispettorato nazionale del lavoro, farà sì che, nella fase di avvio (e per un tempo stimato in massimo tre anni), il direttore venga «sostenuto» da un Comitato operativo di cui faranno parte esperti del ministero del lavoro, Inps e Inail.

Il legislatore ha anche previsto norme di salvaguardia contro le possibili resistenze all’azione di accentramento dell’Ispettorato. Per cui, il decreto legislativo n. 149/2015, stabilisce espressamente, non solo «che ogni… organo di vigilanza che svolge accertamenti in materia di lavoro e legislazione sociale è tenuto a raccordarsi con le sedi centrali e territoriali dell’Ispettorato». Ma anche che vari organismi, tra cui l’Agenzia delle entrate, mettano a disposizione «dati e informazioni, sia in forma analitica che aggregata». In caso contrario, diverrà attuale la «minaccia», per cui scatterà «l’applicazione delle norme in materia di responsabilità dirigenziale».

di Mauro Parisi

[ItaliaOggi n. 237 del 06.10.2015]