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La legge provinciale appena entrata in vigore si pone in contrasto con la Costituzione
Se l’azienda sana l’illecito non dovrà pagare sanzioni

Bolzano isola felice per chi teme i controlli ispettivi sul lavoro. Diventa, infatti, legge il diritto dell’azienda di cavarsela a costo zero se ha commesso un illecito sul lavoro. Una situazione unica nel panorama nazionale che, tuttavia, oltre a non apparire affatto in linea con la riforma dei controlli varata dal Jobs act l’anno scorso, pone seri dubbi di costituzionalità. Ma in cosa consiste il maggior favore per chi opera nell’Alto Adige rispetto alle medesime realtà imprenditoriali che commettono le stesse infrazioni, ma che si trovano a svolgere attività anche a soli pochi chilometri di distanza (per esempio nella vicina Lombardia)?

Con l’art. 17 della legge provinciale del 24 maggio 2016, n. 10 (che modifica leggi esistenti in materia di salute, politiche sociali e pari opportunità, oltre che lavoro), viene oggi espressamente stabilito che verranno individuate con regolamento le «violazioni amministrative che non danno luogo a danni irreversibili e per le quali, in caso di accertamento di una violazione, vengono emesse le prescrizioni di adeguamento». In sostanza, una volta constatata la commissione di una delle individuate infrazioni, l’ispettore del lavoro bolzanino concederà all’azienda un termine per sanare l’irregolarità. In caso di ottemperanza all’ordine, la «partita» si chiuderà là, senza ulteriori conseguenze punitive per l’azienda. Una bella opportunità (e un gran bel risparmio), che apre, tuttavia, notevoli perplessità sulla scelta normativa operata dalla provincia.

In primo luogo, perché la normativa sulla materia viene pacificamente ritenuta di competenza statale (anche a mente del dpr 197/1980 sull’attuazione dello statuto provinciale bolzanino): dunque, le funzioni amministrative delegate devono essere esercitate «dagli organi provinciali in conformità alle direttive emanate dal competente organo statale». Nel caso, attualmente, il ministero del lavoro e, a breve, l’Ispettorato nazionale del lavoro.

In secondo luogo perché, altrettanto pacificamente, già svariate volte la Corte costituzionale (cfr. sentenza n. 234/2005) si è pronunciata nel senso che i modi pubblicistici della tutela del lavoro, rientrano nella materia del cosiddetto ordinamento civile e della previdenza sociale, riflettendosi negli ordinamenti tributario e previdenziale. Tutti ambiti di incontrovertibile competenza statale ai sensi dell’art. 117, Cost.

In definitiva il provvedimento normativo di Bolzano sfida apertamente il chiarissimo orientamento anche della recente sentenza della Corte costituzionale n. 19/2014, per cui «nessuna fonte regionale può introdurre nuove cause di esenzione dalla responsabilità penale, civile o amministrativa, trattandosi di materia non disciplinata dagli statuti di autonomia speciale e riservata alla competenza esclusiva del legislatore statale».

Del resto, appare del tutto evidente che se potesse valere effettivamente la nuova regola bolzanina, non si potrebbe che costringere a complicati equilibrismi anche organismi di carattere nazionale come Inps e Inail, comunque competenti a contestare illeciti amministrativi sul lavoro e a irrogare sanzioni pure in tale plesso territoriale. A chi dovrebbero rispondere: a Roma o a Bolzano? Manco da dire che la razionalizzazione e uniformazione dei controlli sul lavoro su tutto il territorio nazionale, voluta fortemente con il decreto legislativo n. 149/2015 e la nuova agenzia nazionale, subirebbero un primo, notevole smacco ancor prima di decollare.

Ma oltre alle insuperabili questioni giuridiche legate alle novità dell’art. 17, lp n. 10/2016 (tra cui emerge lo scopo palese di recare «il minore intralcio possibile al normale esercizio delle attività dell’impresa»), destano preoccupazione anche i riflessi economici dell’operazione legislativa, con evidente e ingiustificabile alterazione della concorrenza a favore delle realtà imprenditoriali operanti nella provincia di Bolzano rispetto a quelle che si trovano altrove.

di Mauro Parisi

[ItaliaOggi n. 151 del 25.06.2016]