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In tempi di crisi e di estrema incertezza per il nostro futuro (quali sono senz’altro gli attuali), al professionista che assiste l’azienda, tra i molti, spetta un compito particolarmente delicato: difendere e preservare al meglio la liquidità delle aziendale clienti da pretese indebite. Quali sono non di rado pure quelle che provengono dall’amministrazione.

Fino a qualche tempo fa, per esempio in occasione e in seguito a controlli ispettivi di qualcuno dei molti e disparati organismi esistenti, era infatti piuttosto frequente sentire ragionare le imprese (a cui venivano prospettate possibilità di ricorso, magari proprio dai loro consulenti del lavoro) nel senso per cui, tutto sommato, pareva meglio pagare e chiudere subito la vertenza. Meno noie, tanto ci si sarebbe presto rifatti sul mercato… Meglio pagare subito, quindi, perché, in fondo, la liquidità –spesso accantonata bell’apposta- non mancava.

Oggi, tuttavia, l’erosione del margine di spesa consentito impone sempre più spesso di affrontare le problematiche poste, anche dall’azione impositiva dell’amministrazione con ben altro atteggiamento che una mera sufficiente accettazione delle decisioni assunte. Da quando sono iniziate (anche con doverose intenzioni ed eque motivazioni) le cacce a evasori e “streghe”, il rischio di rimanere “schiacciati” da provvedimenti ingiusti e infondati dell’amministrazione (sottoposta essa stessa a pressioni “aziendalistiche” e di scala da superiori interessi) aumenta esponenzialmente. E, con esso, i pericoli di vedersi sottoposti, a vario titolo, a richieste di esborsi sovente molto consistenti. Facciamo un esempio e, al contempo, un piccolo check up? Quanti nei propri studi professionali sarebbero pronti ad affrontare un controllo in materia di normativa sulla privacy (sul territorio ne sono stati avviati molti in questo ultimo periodo…), ritenendo di poterlo passare indenni? Farsi trovare impreparati a un tale genere di verifica attualmente può significare, senza correre troppo con la fantasia, rischiare di essere sanzionati per decine di migliaia di euro di sanzione.

E questo al meglio. Pare iniziata, insomma, un’epoca non adatta per individui –imprenditori o professionisti che siano- disattenti e approssimativi. Il controllo e la gestione dei costi aziendali passa oggi, necessariamente, anche attraverso un’attenta analisi preventiva del rispetto delle regole a cui si è sottoposti; quindi, ove si verifichino comunque “incidenti” in malam partem (qual può sovente essere, come detto, una verifica con esito positivo da parte dei funzionari pubblici), le difese migliori passano attraverso una disamina attenta delle modalità mediante cui ha agito l’amministrazione e le possibilità di reazione a tali esiti. Se si decide di reagire nei confronti delle (indebite) pretese pubbliche, occorre farlo bene, con attenzione e competenza. Non certo timidamente e tanto per fare. Spesso molti si muovono ancora così, in modo incerto e, tutto sommato, senza l’anima di una vera speranza di ribaltare il verdetto. Tanto “loro” fanno come vogliono. Beh, visti i tempi –e pure i pochi soldi in circolazione, come si diceva- a “loro” non è opportuno che venga lasciato di fare come vogliono, bensì come è giusto.

Prevenire, quindi; semmai, curare. Che accade se le difese sono alte e competenti? L’esperienza di tutti i giorni insegna che anche le più sonnacchiose amministrazioni, quando sono punte sul vivo con eccezioni e rilievi puntuali e la doverosa e corretta “aggressività”, si allertano e si mostrano molto più attente a considerare e recepire le istanza di modifica e revisione. Pensare l’amministrazione quale corpo incapace di sapere leggere con attenzione “chi” e “come” tenta di difendersi, è senz’altro un errore. In molti luoghi della penisola produrre difese adeguate e puntuali ha provocato, e sta provocando, non solo una riduzione dei termini di trattazione delle pratiche da parte dell’amministrazione; ma anche la dimostrazione di una reale capacità di revisione delle proprie posizioni, fino a qualche tempo fa inimmaginabile. Non solo inimmaginabile, quanto, spesso, come si è detto, neppure troppo “sollecitata” da cittadini e aziende. Una congiuntura “magica”, allora? Neppure per sogno.

Spesso solo l’effetto di una maggiore attenzione ai propri diritti (se non altro al fine di ottenere qualche vitale risparmio di spesa). E la sempre più ampia presa di coscienza che l’agire illegittimo e incongruo dei funzionari può determinare responsabilità anche di grande rilievo. Per esempio, penale. A quanti, per difendersi da pretese dell’amministrazione, è capitato di fare luogo a un accesso ad atti della medesima (legge 241, ricordate?) e di non vedere pervenire risposta alcuna? Beh -per esempio- quel “silenzio” che per tanto tempo non ci ha permesso di sapere a cosa “aggrapparci” per fare valere diritti che pure sapevamo di potere vantare, in realtà determina una grave responsabilità penale per i funzionari dell’amministrazione. Quale? Ne parliamo magari nel prossimo numero…per ora soffermiamoci sulla considerazione che, se le difese sono “alte”, è probabile che si sopportino meno costi a causa dell’amministrazione.

di Mauro Parisi

[The World of Il Consulente n. 19/2012]